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"Domani, poi domani, poi domani ..."
Umberto Sartorello
fotografie fino al 1993


dal 31 gennaio 2004 al 06 marzo 2004 presso la galleria di via Inferiore, 28 a Treviso
con i seguenti orari dalle 16,00 alle 19,30 (esclusi festivi)
inaugurazione
sabato 31 gennaio ore 18.30

 

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Ostia 1985

Se l'esperienza artistica di Umberto Sartorello si può affermare nasca con Viaggio in Italia (la straordinaria esposizione sull'ambiente italiano che raccolse nel 1984 alcuni tra i massimi fotografi nazionali e voluta soprattutto da Luigi Ghirri), fu forse con L'insistenza dello sguardo Fotografie italiane 1839-1989 (mostra curata da Paolo Costantini ed Italo Zannier per festeggiare i 150 anni della fotografia) che cominciò a maturare l'inopinato desiderio di interrompere la propria continuata ricerca creativa.
Forse fatti personali, o forse l'implosione di concrete riflessioni sul divenire, hanno cercato di spegnere quella fonte dalla quale sgorgava fluente un'ostinata ricerca sull'immagine.
Ma, come scrisse un giovanissimo Paolo Costantini in introduzione per una sua mostra (dicembre'84) Le fotografie di Umberto Sartorello, ritagliando un'immagine da un flusso continuo e infinito, assumono al massimo livello di astrazione la nozione di recinto, ponendola in relazione con quella, altrettanto astratta di ambiente (Costantini Paolo "Recinti" presentazione per personale presso Fotostudio - Firenze 1985 scritto a Venezia, 11/12/1984)
 

Questo flusso continuo ed infinito non poteva che riportare Sartorello alla volontà di rivolgersi umilmente a quel suo faticoso ruolo di medium, per permettere a noi tutti di creare una tenace liaison verso l'identificazione dell'assoluta verità. Domani, poi domani, poi domani, così a piccoli passi! (W. Shakespeare Milano Einaudi 1984) come una sorta di celato aracnide l'artista sbaverà ancora, giorno dopo giorno, un significativo filo colloso dall'angolo della propria tana, per saldare l'idea alla percezione della medesima, gettando la somma tela sulle infide membra del tempo che scorre.
Troviamo appunto qui, in questa esposizione presso VANZELLAFOTOGRAFIA, la testimonianza di ciò, affermata fin dai tempi arcaici del suo lavoro, filtrata inizialmente attraverso il riverbero del bianco/nero e legata ad un impegno per la presenza umana o animale, letta nello straniamento da una realtà oggettiva e dunque per questo banale.
Ma la grande scoperta della fotografia come sintesi del pensiero, nel flusso elegiaco dei mezzi toni, non può essergli stata sufficientemente utile nel rintracciare una risposta che lo potesse legare al concetto stesso dell'esistenza.

Breda di Piave 1992

Firenze 1983


E' il momento della comprensione di saper vedere, nell'ostinata curiosità che spinge l'autore ad indagare e penetrare fino in fondo il senso dell'immagine: la rivelazione del colore non può che donare allora che una massima e più precisa volontà di indagine verso il magmatico respiro che circonda l'entità creativa.

Padova 1985

Treviso 1983

La rivelazione del dentro di sé e fuori di sé si fa palese: così il filo dell'oleoso standard quotidiano avvolge ancor più la precisa diligenza del fotografo, piccole scene abituali (delle quali c'era già traccia nel bianconero) vengono amplificate in un rimpallo tra il perfetto equilibrio estetico e la somma ironia (accompagnata da una leggera, fine mestizia), che alimentano a dismisura l'accusa nei confronti di un'imperfetta e vaga essenza del vivere, dove Gattino (1989) e Due cani (1990), rappresentano i riferimenti più espliciti, legati come sono ad un intimistico viaggio nella periferia della personale esperienza.
Ma è anche la forte rivelazione del paesaggio a segnare quel suo lavoro, che ormai è possibile individuare nello specifico concetto di attenzione: uno sguardo dimentico della volontà di ingannare, elusivo dei parametri di tanta fotografia di facile commestibilità, un vedere prossimo all'istintività di fotografi puri di spirito come Luigi Ghirri e Guido Guidi, compagni e maestri, sodali nella volontà di attraversare le sterminate nebbie della comoda banalità della percezione, per lasciarsi andare nel doloroso cammino di una ricerca al di là della tradizione.

Opere come Ostia (1985), Giardino Boboli (1983), o Breda di Piave 2 (1987), nella loro disarmante icasticità aiutano a generare concetti assoluti verso una dimensione del paesaggio che ci appartiene, ma che non conosciamo, confusa com'e nella magmatica e disorientante sua appartenenza al contemporaneo.
Non sappiamo cosa possa aver creato l'esigenza in Umberto Sartorello di prendersi un'aventiniana pausa di riflessione durata dieci anni,
ma questa esposizione diventa il forte segnale del significante rilancio di una straordinaria primigenia creatività.


Giuseppe Vanzella  

Treviso 1983

UMBERTO SARTORELLO (Buenos Aires 1951) fotografa dal 1972.
Ha partecipato a varie esposizioni, tra le quali alcune significative collettive come:
- Meeting per l'amicizia tra i popoli (Rimini 1983)
- Viaggio in Italia (Bari e altre città1984)
- L'insistenza dello sguardo (Venezia 1989)

Personali:
- Il Fotogramma (Roma 1981)
- Galleria S. Fedele (Milano 1984)
- Fotostudio (Firenze 1985)
- Dryphoto (Prato 1986)
- La Polleria Immaginaria (Genova 1986)
- Controluce (Udine 1988)
- Galleriainternazionalefotografia (Treviso 1994)
- Vanzellafotografia (Treviso 2004)

Jesolo 1983

Bibliografia:
- Viaggio in Italia (Alessandria, Il Quadrante 1984)  due immagini pubblicate
- L'insistenza dello sguardo Fotografie italiane 1839-1989 (Firenze/Venezia Alinari/Electa 1989) due immagini pubblicate

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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